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VENERDI 25 AGOSTO
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LARGO PIAZZETTA
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LARGO PIAZZETTA
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Maddalena, ciao cara. Prima di parlare del tuo romanzo, parlarci di te: chi è Maddalena Malcangio? Cosa fai? Cosa ti ha avvicinato al mondo della scrittura? Dunque, sono una donna di 34 anni Laureata in Lingue e Letterature straniere, lavoro come perito traduttore presso il Tribunale, sono giornalista pubblicista e certamente non per ultimo, bensì come lavoro principale senza orari né ferie, sono una mamma a tempo pieno. Se dovessi parlare un po’ di me direi senz’altro che sono una persona molto idealista, sognatrice, patriottica, con forte senso di empatia, sensibilità e determinazione. Allora, io ho sempre amato scrivere. Dopo l’università mi sono concentrata a trovare lavoro e quindi ho volutamente messo da parte questa passione per la scrittura, in quanto oggigiorno è davvero molto molto difficile trasformarla in un vero e proprio lavoro in grado di sostenerti con la vita, con le spese quotidiane, perché di sola cultura ahimè non si vive. Ho incanalato quindi tutte le mie energie in quei lavori fattibili economicamente, quelli che per intenderci i genitori chiamano ‘lavoro serio’ ovvero che ti fa campare, a prescindere se è o meno il tuo lavoro dei sogni. La scrittura ad ogni modo non l’ho mai abbandonata del tutto, ho sempre custodito un mio quaderno dove di tanto in tanto annotavo dei pensieri e soprattutto non ho mai smesso di scrivere poesie. Poi un bel giorno non so cosa sia scattato in me. Generalmente viviamo molti giorni fotocopia, io li chiamo così, quei giorni uguali, dove oggi è uguale a ieri e sarà uguale a domani, ripetendo una routine che ci rende quasi ciechi e annoiati, finché non arriva il giorno zero in cui succede quel qualcosa che ci spinge a fermarci un attimo, ascoltarci e riflettere. Il mio giorno zero è stato verso i miei 30 anni. Da persona molto riflessiva come sono ho iniziato a tirare le somme di questo primo traguardo e chiedermi: sono dove vorrei essere? Quel che faccio mi gratifica? E ho iniziato a ripensare ai miei sogni, alla mia forte passione per la scrittura e per i bimbi, io sogno di poter insegnare. Ho cercato di sopprimere questi sogni per tanti anni, fingendo di non ascoltare questa voce dentro me, e invano ho continuato a farlo anche dopo perché mi ripetevo che non avevo tempo per scrivere tra casa, famiglia e che quel poco tempo a disposizione dovevo investirlo per un lavoro serio, ma a un certo punto come un vulcano tutto quello che per anni ho voluto schiacciare e chiudere a chiave in un baule, alla fine è scoppiato e venuto fuori a gran voce ed è stato impossibile non ascoltare questo impulso a scrivere. Mi sono messa al pc di notte e ho iniziato a scrivere, e quando scrivo mi sento viva, le dite si muovono sole proprio come succede ai musicisti, mi sento carica, ho una sensazione interiore pazzesca che mi fa stare bene. C’è chi ha bisogno di una camminata, di fare sport per scaricare la tensione, a me invece basta scrivere e sfogo con la scrittura ogni mio stress.
2) Quando è nata l’idea di pubblicare questa storia e perchè? Nel 2022 ho ripreso a scrivere, ho raccolto tutti quei bigliettini volanti sparsi di pensieri che giacevano nel mio cassetto personale, ho riletto il mio quadernino in cui erano annotate riflessioni di interi anni e ho iniziato a pensare come incastrare parte di quei contenuti in una storia. Si trattava del mio primo libro di esordio perciò ho voluto di proposito iniziare con un romanzo contemporaneo, attuale, per avere questo primo approccio con il pubblico. Certamente alcuni eventi familiari mi hanno anche dato l’idea di ambientare questo romanzo durante il periodo pandemico. In realtà non è stato semplicissimo scrivere proprio i capitoli di quel momento, per assurdo, perché c’era dentro di me un rifiuto, una rabbia, un’esasperazione su quel periodo allucinante tanto da non volerne più parlare né ascoltare. Mentre scrivevo a un certo punto mi sono detta: ‘Ma la gente è già esausta e stanca di ascoltare solo la parola covid, c’è proprio un rigetto, un’alienazione…chi mai lo leggerà il libro visto che giustamente noi tutti vogliamo solo dimenticare? Sto sbagliando tutto… ‘ Poi però mi sono resa conto che era passato appena un anno e mezzo eppure documentandomi e rileggendo i vari decreti mi sembravano così assurdi e impossibili da applicare, eppure io li avevo vissuti in prima persona e ho riflettuto sul fatto che in futuro i miei figli studieranno questo periodo e quindi sono di fatto storia, e quindi per tale motivo ho cercato di esser fedele il più possibile alla realtà, ho riportato i decreti ministeriali e cercavo di esser più dettagliata possibile immaginando che questo stesso libro potrebbe esser letto tra 10-20 anni e raccontare davvero un momento storico che ha segnato ciascuno di noi. E quindi potrebbe ritornare molto utile questo romanzo a mo' di cronaca negli anni a venire.
3)Da scrittore a scrittore: quanto tempo hai impiegato per scrivere questa storia? Ho impiegato circa un anno, ma in realtà ci sarei riuscita un pochino prima se avessi avuto più tempo a disposizione considerando la forte voglia di scrivere di cui ero carica. Praticamente io scrivevo di prima mattina e a notte fonda, insomma quando il mio piccolino me lo permetteva. Per la mia famiglia sono sembrata una matta a scrivere anziché dormire per quelle poche ore possibili di pace che offre un neonato, ma a me dava troppa energia positiva, era il mio momento con me stessa. Magari altre donne preferirebbero una giornata in spa per dedicarsi a sé, a me basta stare con il silenzio dei miei pensieri e scrivere.
4)Raccontaci del libro. Di cosa tratta? In maniera sintetica potrei dire che tratta dell’amore di due giovani sportivi che stanno per convolare a nozze, finché il covid irrompe nelle loro vite facendo rimandare e poi sfumare il loro matrimonio. La protagonista principale è Dalia, una ballerina professionista, che si racconta al lettore e si spoglia in ogni suo pensiero più intimo dalla morte del suo promesso sposo fino a quando con fatica lega la sua vita ad un nuovo amore. Questa sarebbe però una lettura riduttiva del libro dove invece vengono affrontate tante tematiche parallele offrendo continui spunti di riflessione partendo da fotografie sociali. Nel libro non viene demonizzato il dolore, ma abbracciato, attraversato totalmente perché credo che cercare di evitare un dolore fingendosi forti porta ad essere condannati a viverlo in modo frammentato e agonizzante ogni giorno. Mi spiego meglio… ritengo che il dolore, quello che segna, lo si dovrebbe vivere appieno per quanto possa spaventare rompersi in mille pezzi e pian pianino rialzarsi raccogliendo e rincollando quei stessi pezzi, perché il rischio altissimo sarebbe fingere di superarlo, mostrarsi quasi indifferenti, ma la quantità di dolore è sempre la stessa e in un qualche modo deve comunque avere la sua valvola di sfogo e come si fa? Con l’apatia, con il nervoso, con azioni o scelte di vita sbagliate, con quell’improvviso e immotivato malessere fisico che non ha alcun riscontro medico, gli esami clinici dicono che siamo ok eppure noi non stiamo bene e non ne capiamo il motivo che invece è tutto quel dolore inespresso. Inizia ad annichilire l’anima lentamente anno dopo anno, finché non ci ascoltiamo dentro per davvero, finché non cominciamo a volerci bene.
5)Cosa rappresenta questo romanzo per te? Visto che ci sono tematiche delicate perché hai deciso di ambientarlo in una situazione come quella della Pandemia? A me non piacciono i libri o i film fantasiosi, genere fantasy, mi piace riportare storie reali circostanziate in momenti storici definiti e realistici nei miei libri anche se in maniera velata all’interno di un romanzo, è quello che ho fatto in questo libro e lo è anche nel mio romanzo prossimo all’uscita.
6)Nel tuo libro c’è una forte presenza del tuo lavoro, quello da giornalista: quanto ha inciso nella scrittura di questa storia? Ti sei documentata, hai fatto ricerche accurate, per raccontare questa storia o ti sei lasciata prendere soltanto dall’ispirazione e “deformazione professionale?” Un po’ entrambe le cose. Certamente mi sono documentata per evitare di incappare in errori storico-geografici, in quanto amo trasmettere la verità dei fatti da giornalista quale sono e non romanzare gli eventi storici. Di mio sono prolissa nello scrivere e logorroica nel parlare, quindi corro sempre il rischio per deformazione professionale di trasformare un messaggio di risposta anche via telefono in un trattato.
7)Nel tuo libro ci sono tre personalità differenti tra loro: Dalia (la mia preferita), Marco e Aleandro. Come hai costruito i loro personaggi? C’è qualcuno di loro che ti somiglia di più e perché? Prima di iniziare a scrivere, in generale, mi creo i miei personaggi, in tutto: altezza, forma del viso, carattere, famiglia, amici, tutto in modo schematico. Una volta costruiti io li ho già nei miei occhi e mi è più semplice scrivere immedesimandomi in loro, è come avere la loro figura davanti a me. Infatti sono così dettagliata nel costruire i personaggi, di cui molte caratteristiche poi neanche sono espresse nel romanzo perché magari non è servito inserirle, ma io ormai so che quella determinata persona tipo la protagonista Dalia è di media altezza, con le lentiggini, capelli rossicci, e non riesco a immaginarla diversamente. Io amo leggere i gialli e nella vita non sono affatto romantica, ma quando scrivo divento praticamente un’altra, l’ho notato sia in questo romanzo che nel prossimo che conto di pubblicare prima di Natale. Dunque alla tua domanda su chi mi somiglia di più come personalità ti direi tutti e nessuno, nel senso che nel libro c’è un po’ di me, è inevitabile, ma non in maniera concentrata in un unico personaggio. Magari mi identifico più con la voce narrante che analizza nel testo gli eventi che si susseguono, accompagnando il lettore a determinate riflessioni, perché fondamentalmente sono una persona molto analitica e riflessiva.
8)Nel libro ci sono riferimenti alla cultura religiosa e nel credere in Dio. Cosa rappresenta per te la sua esistenza? Perché hai deciso di inserire una tematica così, in qualche modo ancora divisoria nella storia? Non riuscirei mai a scrivere né vivere un solo giorno senza pensare a Dio. Per me è in tutte le cose, in ogni giorno che apro gli occhi e vedo un’alba nuova, nei miei successi come qui oggi, ma anche nelle sconfitte e nelle lacrime, in cui ho certezza che Dio con quel determinato dolore mi protegge da altro, mi sta preparando per affrontare qualcosa di diverso, per me ogni cosa che accade ha un motivo invisibile che noi non possiamo conoscere né comprendere, ma che con il tempo invece sapremo intendere e giustificare, quindi ho piena fiducia in Dio. Quindi, lui lo inserisco nei miei libri, in modo rispettoso e delicato, senza risultare assolutamente ripetitiva o pesante, in poche battute di dialogo o riflessione, ma secondo me è molto meglio nominare Dio in un romanzo che leggere libri pieni di parolacce in ogni dialogo, io personalmente non lo sopporto. Ci sta se l’occasione lo richiede far dire una parolaccia al personaggio, magari esasperato da una situazione dove manda tutti al diamine in malo modo, ma io le doserei meglio perché stanno divenendo troppo frequenti e di uso parlato comune già nei bambini delle elementari e personalmente non mi piace. Oggi fa più strano parlare di spritualità che la volgarità
9)La morte, comprensione e accettazione: queste per me sono tre chiavi importanti della storia. Cosa pensi del modo che ha Dalia di affrontare questa situazione? Come già detto per me il dolore va attraversato e non evitato. Ovviamente lo dico perché io sono una di quelle che invece quando ha sofferto per qualcosa ha cercato di silenziarlo e far finta di nulla, a discapito mio alla fine perché come la polvere che si nasconde sotto il tappeto, alla fine rimane sempre lì, così anche con tutto ciò che non affrontiamo pienamente fino in fondo.
10)In questo libro ci sono tanti passaggi che ti fanno pensare che l’amore, quello importante, non possa essere "sostituito" da un altro. Che pensi a riguardo? Penso quello che ho scritto. Ogni persona che attraversa la nostra vita è unica e irripetibile, ciascuno occupa il proprio unico posto dentro noi e non è sostituibile lì dentro. Magari socialmente può sembrare così tutto superficiale, ma non siamo figurine, interscambiabili, siamo persone cariche di sentimenti, portatrici di valori con un bagaglio di vissuto personale e secondo me riusciamo a smussarci e incastrarci a poche persone, ma aderire e combaciare solo ad una. In questo pensiero ho una filosofia molto romantica forse della questione. Per carità l’amore ha forme diverse e non si incontra una stessa persona nemmeno nella stessa persona perché il tempo, l’esperienza forgia i caratteri, le vite, ma secondo me un certo battito al cuore lo si può sentire solo con una sola persona.
Grazie Maddalena per esserti resa disponibile e molto esaustiva nelle risposte.
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DOMENICA 17 SETTEMBRE
Per chiudere la manifestazione del Festival c'è un ospite che proprio non ha bisogno di presentazioni: Gianrico Carofiglio! L'autore presenta al pubblico "L'ora del caffè" che è un libro scritto assieme a sua figlia, Giorgia. Nel libro spiega come due generazioni così diverse, la sua e quella di sua figlia possono trovare un punto di convergenza, o meglio, un modo per potersi capire senza necessariamente discutere. Racconta nel percorso di questa storia che sicuramente non è qualcosa che avviene nell'immediato e quindi, Gianrico e Giorgia, si sono seduti al tavolino e hanno discusso su argomenti che li hanno più divisi: il clima, il femminismo, il cibo, la politica. Non sono riusciti a eliminare ogni loro divergenza, ma hanno elaborato una serie di ragionamenti in cui ci combaciano entrambi i punti di vista. Durante la presentazione Gianrico ha raccontato com'è nata l'idea di questo libro e dialogato con i ragazzi moderatori che hanno posto domande differenti al nostro autore che tra un pensiero e l'altro ha mantenuto per tutto il tempo la concentrazione e ammirazione da parte di una gremita piazza di gente. A fine presentazione Gianrico, con disponibilità e carineria si è fermato per il firma copie dove c'era un bagno di folla trepidante di poterlo conoscere. Insomma, non si poteva chiedere di meglio per chiudere in bellezza con un autore brillante e dal fascino comunicativo come Carofiglio. Un successo anche quest'anno. Grazie allo staff che ha lavorato assieme creando questa macchina che rappresenta fedelmente questo festival. Grazie ai presidenti, organizzatori, commissione interna, autori/autrici , colleghi, alle agenzie, sponsor, blogger, influencer, case editrici, ufficio stampa e i fantastici volontari! Un viaggio pazzesco e che non vedo l'ora di rifarlo! Grazie a chi mi ha dato fiducia. Grazie a tuttə, alla prossima.
Domenico
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