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[SEGNALAZIONE]- UNICA CHANCE- MARIANNA VIDAL

 



Buon giorno e buon fine settimana BOOK LOVERS!

Oggi vi segnaliamo questo Romance Hot e della tinte erotiche di Marianna Vidal


Titolo: Unica chance

Autrice: MARIANNA VIDAL

Editore: SELF (NaViLa)

Genere: Romance dalle tinte erotiche

Pagine: 414

Protagonisti: Aurora e Nathan

Formati: E-book (Kindle) e cartaceo (copertina flessibile)

Prezzo ebook: 2,99 e cartaceo 11,99

Data d' uscita: 22 ottobre 2022

Link:Unica Chance


Fisico scolpito, sguardo intrigante, portamento sexy, Nathan Del Vecchio a quarant'anni continua a sfilare al fianco di bellissime donne che se lo mangiano con gli occhi, ma dalla nota pubblicità che lo ha reso famoso, come moderno Nettuno che emerge dalle acque del Mediterraneo, ne ha fatta di strada e oggi non è solo "l'uomo più bello del mondo"; ha un marchio che fattura milioni e una vita in cui le donne la fanno da padrone, ma per quanto riguarda l'amore... Non sono ammesse deroghe. Sesso occasionale, frequentazioni studiate e... nessuna chance.

Aurora si è sempre chiesta cosa avesse di tanto speciale Nathan Del Vecchio per sciogliere come burro le gambe delle donne con un solo sguardo, ma quando all'aeroporto di Linate i suoi occhi incrociano quelli di lui, comprende che ha un'unica chance e per conquistarlo è disposta a giocarsi tutto, fino all'ultimo secondo, perché con Nathan non esistono seconde occasioni.

N.B. Storia d'amore con scene esplicite e temi adatti a un pubblico adulto e consapevole.





Estratti tratti da “Unica chance”.

Mi aggrappo alle sue spalle, conficcando le unghie nella sua carne.

Che senta il mio desiderio, che se ne faccia carico e lo soddisfi. Sono sua, senza sé e senza ma e quello che voglio è solo godere.

«Sei un delirio», mi sussurra all’orecchio, prima di invaderlo con la lingua.

Chiudo gli occhi, lasciando che il mio corpo provi piacere a quel contatto che diviene sempre più erotico.

Chi ha detto che non sono più vergine? Ci sono esperienze che cancellano le altre. Quest’uomo bacia divinamente ed io sono scandalosamente schiava del suo tocco, come mai mi è capitato con qualcun altro.

L’amore è egoista. Non concepisce ostacoli. Chiede e ottiene per sé.

«È come dici tu. Accade all’improvviso, nel modo più assurdo e incomprensibile, e a un tratto tutto quello che vuoi è stare con la persona che scatena in te questo terremoto, ma tu non sei più un adolescente e neppure un giovane senza pensieri. Sei un uomo che ha conosciuto l’amore e il dolore che comporta la sua perdita».

Parigi non era assolutamente nei piani.

Abbasso il capo sul mio abito da sera. Faccio una smorfia. Non è certo l’abbigliamento più adatto per prendere un aereo, ma immagino che il magnifico Nathan Del Vecchio abbia pensato anche a quello. A meno che non trovi il coraggio di liquidarlo prima. Sì, potrebbe essere una soluzione.

«Andiamo».

Raddrizzo la schiena, abbandonando la viltà.

Al patibolo si sale senza abbassare la testa.




Chissà che effetto mi farà sentire il suo profumo, carezzare con lo sguardo quella pelle liscia e setosa come le rose che le ho regalato… Non oso neppure immaginare come sarà poi sentirla sotto le mie mani. E le gambe? Lunghe, affusolate, divine.

«Qualche problema?».

Infilo le mani in tasca, osservandola di sottecchi.

«Nessuno», mi assicura, sollevando il mento, a modo di sfida.

Inarco un sopracciglio.

Caratterialmente non sembra affatto come me la immaginavo, ma in fin dei conti questo è un bene.

Così almeno smetterò di sbavare sulle mie fantasie.

«Riflettevo su questo ristorante», mento spudoratamente.

«Il Jules Verne non è di tuo gusto?».

Avvicina il suo viso al mio, divertito.

Ecco! È in questi momenti che il mio cervello va in fumo e i sensi si allertano. Una vera disdetta per chi ha sempre pensato di essere immune a questi occhi di un blu intenso, dalla forma leggermente allungata, messi in rilievo da ciglia scure e folte, quasi femminee. Ma probabilmente è tutta colpa del suo profumo: un’essenza che mescola elementi neo-orientali di forte impronta maschile a toni legnosi e affumicati.

«Avresti potuto invitarmi a cena», gli faccio notare, recuperando il mio vino. «Avresti risparmiato un bel po’ di soldi».

«Avresti accettato?».

Mi scruta in silenzio.

«No». Mi sciolgo in una risatina, adagiando la coppa di vino alla mia tempia, mentre lo osservo di sbieco. «Mi sarei persa questa meravigliosa serata, ma non sarei stata consapevole del mio errore».

Sospiro, confessandogli:

«Sono appena uscita da una storia importante e non sono pronta per qualcosa di impegnativo».

L’espressione assorta sul volto di lui passa dal cruccio alla delusione, per poi arrestarsi in una piena consapevolezza.

«Neanch’io ti avrei mai invitato, se non avessi saputo del Book Special», mi rivela, rendendo ancora più tristemente reale il motivo per cui sono qui con lui.

Nathan farà di tutto per tenere il nostro rapporto su un piano fisico ed io, per quanto determinata a mostrargli anche altro di me, non sono così insensibile ai suoi baci. Anzi, diciamocelo senza peli sulla lingua: sono schiava dei suoi tocchi. Basta che mi sfiori il braccio per sentire una lieve e piacevole scossa corrermi lungo la schiena. Non sarà facile mantenere il distacco, per governare la situazione. Eppure è quello che devo fare, se non voglio perdere questa occasione.

È questo l’unico tipo di rapporto che può esistere tra noi. Il mio sesso la reclama, la mia mente fibrilla e appagare i sensi è l’unica strada possibile per evitare la follia.

«Sei troppo razionale», mi accusa. «L’amore non è così», si accalora. «Non segue regole precise. Non è razionale, sicuro, certo. L’amore è un gran casino».

Il volto le si anima mentre lo dice ed io mi chiedo se abbia mai amato davvero qualcuno.

«Sembri molto sicura di quello che dici», le faccio notare e lei ripiomba sul letto, questa volta sistemandosi di fronte a me, con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse.

Mi osserva in silenzio qualche istante e infine aggrotta la fronte, chiedendomi:

«Non ti sei mai innamorato?».

«Una volta ed è stato un disastro».

«Non possiamo controllarlo, sai», mi dice. «Lui arriva, indipendentemente da noi, e ci costringe a venire a patti anche con ciò che non ci piace».

«Cosa non mi piacerebbe?», le domando, guardandola diffidente.

Si piega nelle spalle.

«Che la donna per cui provi qualcosa non abbia l’età giusta, l’estrazione sociale più accettabile, le tue stesse idee politiche», snocciola.

«Aurora, sai come finisce il film, vero?», le domando e lei si volta a guardare il televisore spento, per poi tornare a me, con determinazione:

«Sì, so come finisce, ma io sono convinta che se i sentimenti sono sinceri, forti e veri gli ostacoli si possono superare».

Un sorrisetto amaro mi piega le labbra.

«Buona fortuna!».

«Le donne mi vedono e pensano al sesso. Mi pagano per questo. Sono un simbolo di avvenenza. A quarant’anni ho un fisico che fa invidia ai più e per quanto sia grato a Madre Natura e consapevole della fatica che mi comporta tutto questo, non sono disposto a rinunciare all’altra parte di me, a quella che ha difeso con le unghie e con i denti quanto restava della mia famiglia, per qualcosa di passeggero ed effimero».

È indegno che il mio cuore faccia le capriole, solo perché lui è apparso all’orizzonte. D’accordo è terribilmente sexy, con quella barbetta appena accennata, la camicia sbottonata al colletto, la giacca dello smoking che lascia intravedere una fascia di seta che gli cinge la vita e quell’espressione sofferta che spingerebbe ogni donna sana di mente a saltargli addosso. Distolgo lo sguardo, per sopravvivere.

«Chi ti credi di essere?».

«Sono il cavallo vincente su cui hai puntato».


Si può davvero rinunciare a quanto la carne reclama, se è a così pochi passi da te?

«Non ti faccio più lo stesso effetto?», mi domanda, passando a liberare i polsini della camicia.

Sento il respiro abbandonarmi e tornare a scatti. Il petto, frenetico, si alza e si abbassa, mentre i miei occhi restano incollati a quelle braccia muscolose e a quelle dita che si muovono con straordinaria sicurezza.

«Vuoi darmi una mano?».

Ora è passato al colletto della camicia.

Un sospiro traditore mi esce dalla bocca, piegando le sue labbra.

«Anch’io muoio dalla voglia di sentirmi sprofondare in te», mi rivela, portando a termine la sua operazione.

Il mio sguardo si incolla a quella pelle tesa che si intravede tra i lembi della camicia aperta.

«Vieni qui».

Mi tende le braccia ed io, odiandomi, non ho la forza di ritrarmi.

Resto immobile, ma lui non ha reticenze. Avanza verso di me e cingendomi la vita, torna sulla mia bocca che si avventa sulla sua, come un assetato in cerca di acqua.

Dio! Non so cosa mi stia succedendo, ma voglio questa lingua. La desidero più della mia stessa vita. La carezzo, la stuzzico, l’avvolgo, l’affronto, ci duetto e torno a lasciarle l’iniziativa, perché, quando è lei a saccheggiare la mia bocca, i miei sensi dichiarano la resa, in un orgasmo che parte dal cervello e mi scuote le membra, in un brivido di piacere che corre lungo la schiena. Poi, però, il desiderio torna a tormentarmi, a stuzzicarmi ed io sono ancora lì a rispondere ai suoi affronti, cercando sollievo in questa corsa verso il piacere che vorrei continuasse su altre parti del mio corpo, fino a sprofondare in me.










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