Salve a tutti! Oggi vi parlo di un libro che non mi è piaciuto molto, ma di cui vedo comunque il potenziale.
Titolo: L'ultimo respiro del corvo
Autore: Silvia Brena, Lucio Salvini
Genere: Giallo
Casa Editrice: Skira
N° di pagine: 485
Prezzo: €24,50 (Cartaceo) / €6,99 (Kindle)
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Questo è un libro che, dal mio punto di vista, aveva un gran potenziale. Eppure non sono riuscita a farmelo piacere, per molte ragioni.
Non so neanche bene da dove cominciare, quindi abbiate pazienza con questa recensione.
La storia si dipana in due assi temporali: uno dedicato a Dante Hoffman, grande appassionato del Caravaggio, e alle vicende che lo riguardano, in particolare il ritrovamento di una copia del "Martirio di Sant'Orsola"; l'altro riguardante Caravaggio, ovvero Michelangelo Merisi, e la causa della sua morte, un probabile assassinio.
In particolare, la storia di Caravaggio è "raccontata" da Hoffman, nei suoi incontri con vari altri personaggi.
Devo dire che la storia mi interessava un sacco, soprattutto la parte riguardante il Caravaggio, ma poi ho cominciato a leggere e il mio interesse è scemato quasi subito.
Perché? direte voi.
Per cominciare, forse è il caldo o forse no, lo stile di scrittura mi è risultato pesante e noioso, tanto che non riuscivo a leggere per lunghi periodi di tempo e dovevo fare delle vere e proprie pause. A un certo punto volevo anche abbandonarlo, ma non è una cosa che faccio spesso coi libri e volevo comunque vedere come andava a finire.
Ci sono stati dei punti della storia che personalmente ho trovato irritanti, soprattutto quando i personaggi parlano tra loro e per evitare di mandare avanti il discorso i due autori scrivevano "e si congedò" o frasi simili, che occorrono parecchie volte nel testo. Non so voi, ma a me sembra quasi pigra, una cosa del genere. Si evita il conflitto e si porta avanti la storia come per allungare il brodo.
Una cosa che invece ho trovato interessante, anche se non salva il libro, è la relazione tra Caravaggio e Hoffman e come le loro storie si intrecciano in modo quasi fatale. È un intreccio che di solito apprezzo, se fatto con cura, e credo che in questo libro sia una delle cose fatte meglio.
Per quanto riguarda i personaggi... Li ho trovati irritanti, tutti quanti. E da un certo punto di vista li ho trovati anche molto irrealistici e strani, non nel senso buono. Tra i primi sicuramente Dragone e Militello, che di poliziesco hanno poco o nulla e che mi sembrano i più strani di tutti.
Ma anche Hoffman e Daphne non scherzano, e, tanto per tirare un sassolino fuori dalla scarpa, la relazione tra i due non mi è piaciuta per niente. Soprattutto dopo una certa scena, che mi ha irritato tantissimo e che però non posso rivelare in quanto, comunque, spoiler.
E mi ha irritato anche la relazione tra Dante e Filo, il suo amico/amante che compare davvero nella storia dopo un tira e molla per telefono, solo per aiutare Dante nel momento del bisogno.
Il cardinale Bargero è uno dei personaggi più irritanti, subdoli e disgustosi che io abbia mai visto. Probabilmente però in questo caso è una cosa voluta.
Forse, e dico forse, salvo Bucher, che mi è sembrato un personaggio particolarmente spinto da sensi di colpa e tra i più realistici del libro.
Interessante, questo sì, il rapporto di Dante Hoffman con le sue origini ebraiche, e il suo ritorno alle origini. Sarà perché ho da poco terminato un tirocinio in un museo ebraico, ma è una delle cose più peculiari del libro, soprattutto perché Hoffman è figlio di una non-convertita, e quindi non dovrebbe neanche essere considerato ebreo.
E devo dire che anche la parte di storia riguardante il Caravaggio ha i suoi momenti di interesse: Caravaggio è un personaggio a volte violento, con scatti d'ira e dal sangue bollente. E di lui, ammetto, so poco. Quindi le parti riguardanti il pittore sono state tra le più interessanti in un libro che purtroppo non mi è piaciuto.
Insomma, molto potenziale e, una, a mio parere ovviamente, mediocre esecuzione. Un vero peccato.
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